Terapia Antalgica: Migliora la Qualità della Vita
A tutti noi, in diversi momenti della nostra vita, è capitato almeno una volta di sperimentare una forma di dolore, il quale può manifestarsi con vari livelli di intensità e per ragioni molto differenti. Il dolore rappresenta un segnale di allarme, un meccanismo di difesa che il nostro corpo mette in atto per indicarci la presenza di una potenziale minaccia o danno. Tuttavia, quando il dolore evolve in una condizione cronica, perde questa cruciale funzione di avviso e si trasforma in una vera e propria patologia. In questi casi specifici, la terapia antalgica, nota anche come terapia del dolore, diventa essenziale per mitigare le sofferenze.
Come possiamo determinare quando è necessario ricorrere alla terapia antalgica?
Descrivere ad un medico “quanto fa male”, cioè l’entità del dolore percepito, risulta spesso complesso, poiché l’esperienza del dolore è intrinsecamente soggettiva e varia per ogni individuo. L’utilizzo di metodologie scientifiche valide e strumenti oggettivi, come la scala numerica del dolore da 0 a 10, ha fornito sia al medico che al paziente un mezzo per comunicare e quantificare l’intensità del dolore sentito.
Tuttavia, per determinare l’appropriatezza di una terapia antidolorifica, è necessario considerare ulteriori parametri che risultano meno soggettivi, tra cui la durata del dolore e il suo rapporto con una causa specifica. È proprio l’interconnessione tra dolore, durata ed evento scatenante a permettere di distinguere il dolore acuto dal dolore cronico.
Il dolore acuto
Il dolore acuto è qualcosa che ciascuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita, provocato da un danno temporaneo, come un trauma fisico, una malattia acuta come una colica renale o epatica, emicranie, interventi chirurgici o stati infiammatori locali.
Questo tipo di dolore è generalmente considerato acuto se si protrae fino a un mese, e il suo trattamento varia in funzione della causa sottostante. Per esempio, il dolore causato da un’emicrania richiederà farmaci e dosaggi diversi rispetto a quelli necessari dopo un intervento chirurgico.
Il dolore cronico
In netto contrasto con il dolore acuto c’è il dolore cronico, che ha perso la sua funzione di allarme e si configura come una malattia vera e propria. È caratterizzato da una durata superiore ai tre mesi e spesso si presenta come dolore di tipo neuropatico.
Questo dolore può persistere anche dopo la risoluzione della malattia iniziale, come accade nella nevralgia post-erpetica o nel fuoco di Sant’Antonio.
Nonostante l’eruzione cutanea si risolva in circa un mese, in particolare nelle persone anziane, il dolente potrebbe continuare a provare un dolore cronico intenso, scollegato dalla lesione cutanea ormai guarita.
Nel caso del dolore cronico, frequentemente si riscontra un danno al sistema nervoso somatosensoriale centrale o periferico (la cosiddetta condizione neuropatica), come avviene in situazioni post-ictus, sclerosi multipla, traumi spinali o condizioni quali radiculopatie, nevralgia post-erpetica, traumi a carico dei nervi o neuropatia diabetica. In altri contesti, il dolore cronico potrebbe essere associato a malattie degenerative come l’artrosi.
Chi soffre di questa tipologia di dolore tende anche a sviluppare problemi concomitanti quali ansia, depressione, attacchi di panico, disturbo post-traumatico da stress o manifestare dipendenze da sostanze, spesso conseguenza della costante sofferenza vissuta.
Terapia antalgica: quali farmaci si usano?
Nella fase iniziale di valutazione di un paziente che soffre di dolore cronico, è fondamentale considerare attentamente una serie di aspetti specifici della persona, così come si farebbe con qualunque altra patologia cronica.
Questi aspetti comprendono l’età del paziente, la presenza di eventuali malattie preesistenti, le terapie già in corso, lo stato psicologico attuale e le esperienze passate concernenti l’uso di farmaci per il trattamento del dolore.
Solo una volta che tutte queste informazioni sono state raccolte e analizzate, e si è compreso appieno sia la presenza che la causa del dolore cronico, il medico specialista nella terapia antalgica sarà in grado di creare un piano di trattamento efficace.
Questo piano può includere l’impiego di uno o più farmaci, selezionati secondo le indicazioni delle più aggiornate linee guida internazionali.
Inoltre, questi farmaci sono spesso accompagnati da trattamenti riabilitativi e strategie psicologiche per un approccio più completo.
Ad esempio, basandosi sulle valutazioni mediche dettagliate e il costante feedback del paziente, il piano terapeutico per il dolore cronico potrebbe prevedere l’impiego di oppioidi, alcuni tipi di antidepressivi, anticonvulsivanti, oppure cerotti contenenti anestetico locale o capsaicina, particolarmente efficaci nel caso di dolore neuropatico localizzato.
Questi trattamenti farmacologici possono essere somministrati da soli o in combinazione tra loro. Spesso vengono affiancati anche da terapie fisiche e psicologiche come la mindfulness o l’ipnosi, per offrire un approccio olistico al problema.
Una volta che tali farmaci e trattamenti sono stati testati con correttezza, e nel caso in cui non si riscontri un miglioramento significativo, si può allora considerare il passaggio a trattamenti invasivi.
Questi trattamenti saranno scelti con cura e varieranno a seconda della specifica natura fisiopatologica alla base del dolore cronico del paziente.
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