Sindrome del Colon Irritabile: Cosa Devi Sapere
Diagnosi e Trattamento della Sindrome del Colon Irritabile a Centocelle Roma
Cosa s’intende per sindrome del colon irritabile?
Si tratta di un insieme di disturbi che coinvolgono l’addome: dolore, senso di gonfiore, stitichezza o, al contrario, diarrea. Ogni Paziente ne può manifestare alcuni e non altri. L’unica cosa che hanno in comune tutti i Pazienti è l’assenza di un danno organico: quando se si esegue una colonscopia l’intestino risulta completamente normale. Tutti possono essere affetti da questa sindrome: donne ma anche uomini. Spesso si manifesta in età giovanile ma poi persiste col passare degli anni. Col tempo si impara a conviverci e vi possono essere dei periodi anche lunghi durante i quali i sintomi non si fanno più sentire.
Quali sintomi determina questa sindrome?
I sintomi determinati dalla sindrome del colon irritabile sono diversi, e tra i più ricorrenti possono essere indicati:
- alterazioni della motilità intestinale come nel caso della stipsi o della diarrea.
- gonfiore addominale e meteorismo.
- crampi addominali o mal di pancia, che solitamente si aggravano dopo un pasto e in seguito all’evacuazione migliorano.
La sintomatologia ha un andamento a fasi alterne: i disturbi tendono a migliorare in alcuni periodi per poi riacutizzarsi. Allo stesso tempo i disturbi possono presentarsi quando il soggetto ha consumato dei pasti eccessivamente grassi o speziati, oppure ha assunto bevande che contengono alcol o caffeina, sostanze che possono favorire una manifestazione più importante dei sintomi.
Possono manifestarsi tuttavia ulteriori disturbi:
- nausea e mancanza di energia.
- flatulenza, incontinenza fecale e comparsa di muco nelle feci.
- problemi nell’urinare, che si esplicano attraverso uno stimolo frequente e la sensazione che la vescica non sia completamente vuota.
Come capire se si ha la sindrome del colon irritabile?
La diagnosi di sindrome del colon irritabile segue i cosiddetti criteri di Roma, criteri diagnostici internazionali, e prevede che il soggetto, per tre giorni al mese e per sei mesi, presenti dolore addominale o fastidio addominale in associazione con questi sintomi:
- un miglioramento del dolore in seguito alla defecazione.
- un cambiamento nella frequenza delle scariche.
- aspetto delle feci modificato.
Possono verificarsi ulteriori sintomi associati: un peggioramento sintomatologico in seguito ai pasti, la sensazione di una evacuazione non completa, la fuoriuscita di muco dal retto, una distensione addominale pronunciata e visibile.
La diagnosi di IBS si perfeziona attraverso una indagine più approfondita che escluda altre cause che possono avere determinato i sintomi:
- chiedendo se una dieta specifica, o l’esclusione di gruppi alimentari, siano state svolte dal Paziente per un dato arco di tempo.
- svolgendo esami su un campione di feci, al fine di escludere eventuali infezioni.
- svolgendo esami del sangue per intercettare una eventuale anemia e per escludere eventualmente la celiachia effettuando una colonscopia.
Colonscopia da svolgere solo nel sospetto che i sintomi derivino da cancro, morbo di Crohn o colite.
È anche possibile che, nell’ambito dell’esame obiettivo, emergano sintomi che non sono riconducibili a questa sindrome, sintomi quali:
- perdita di peso.
- sanguinamento dal retto.
- masse addominali.
- markers infiammatori.
Sintomi ai quali va affiancata la possibilità di un loro esordio dopo i 50 anni.
Come si cura la sindrome del colon irritabile?
Sindrome dalle cause sconosciute, la IBS prevede un trattamento terapeutico basato sul tipo e sull’importanza dei sintomi.
Dal momento che i sintomi possono aumentare in seguito all’assunzione di specifici alimenti, si sconsiglia di assumere fibre insolubili, per esempio la crusca, che possono acuire il dolore.
Anche il lattosio, il fruttosio e il glutine potrebbero essere sensibilmente ridotti.
Va specificato come attualmente non ci siano guide ufficiali.
L’approccio farmacologico, sotto stretta indicazione medica, può prevedere l’assunzione di: farmaci antispastici, farmaci antidiarroici, farmaci lassativi, probiotici, per un sano equilibrio della flora batterica intestinale.
Si tratta di farmaci che mirano all’attenuamento dei sintomi, e non agiscono sulla causa della sindrome. Qualora l’approccio farmacologico risulti inefficace dopo 12 mesi, viene consigliato un approccio psicologico.
La correlazione tra sindrome del colon irritabile e alcune patologie di tipo psicologico, che può determinare una diminuzione della qualità della vita e situazioni complesse tanto a lavoro quanto nella socialità, deriva dal fatto che in parte il colon è controllato dal sistema nervoso centrale, e in parte dal sistema nervoso enterico.
Anche il sistema immunitario può svolgere un ruolo di rilievo nella sindrome dell’intestino irritabile. Chi soffre di questa sindrome, in sovrapposizione ad altre condizioni quali la sindrome da stanchezza cronica o la fibromialgia, come si accennava, può subire ripercussioni sul sistema di gestione dello stress.
L’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) e il sistema nervoso simpatico funzionano in modo anomalo in chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile. Chi ha sofferto di gastroenterite, in presenza di ansia o malattia psichiatrica, ha una maggiore possibilità di sviluppare proprio la sindrome dell’intestino irritabile.
Quali sono i consigli per chi soffre di questo disturbo?
Conviene evitare gli alimenti che provocano fermentazione come i farinacei, i legumi e, tra le verdure, il cavolo e i suoi derivati. È utile anche ridurre il consumo di caffè e di cibi piccanti. Ogni Paziente, poi, ha l’esperienza di qualche particolare alimento che gli scatena i sintomi: per qualcuno i peperoni, per altri i pomodori o altri cibi ancora.
Quali le visite e gli esami?
La visita gastroenterologica ha l’obiettivo di identificare correttamente il Paziente con sindrome del colon irritabile o IBS.
Alcuni sintomi come diarrea, gonfiore, dolori addominali o stipsi non sono di unica pertinenza della sindrome del colon irritabile, ma possono essere espressione di altre patologie che devono pertanto essere escluse prima di etichettare il Paziente come affetto da tale sindrome.
Patologie come la celiachia, l’intolleranza al lattosio o le malattie infiammatorie croniche intestinali, possono presentare infatti sintomi simili e sovrapponibili a quelli presenti nella sindrome dell’intestino irritabile.
La terapia verrà poi successivamente impostata da parte del Gastroenterologo, in base ai sintomi ed agli esami del Paziente e, se la diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile viene confermata, il Paziente verrà poi indirizzato al Nutrizionista.
La visita con il Nutrizionista ha come obiettivo sia la risoluzione della patologia e quindi dei sintomi ad essa associati, che informare il Paziente dal punto di vista scientifico del tipo di sindrome.
Durante la prima visita, il Paziente viene informato della patologia di cui soffre e del legame stretto che esiste tra alimentazione, stress, stile di vita e sindrome del colon irritabile. Viene spiegato il potente ruolo della serotonina nell’organismo, un importante neurotrasmettitore coinvolto nel senso di benessere, nei cambi d’umore, nella percezione del dolore, nella memoria, nel sonno e nella regolazione sulla motilità intestinale.
La terapia nutrizionale prevede di seguire il regime alimentare prescritto durante la prima visita e l’annotazione dei sintomi associati agli alimenti che il Paziente assume. Se necessario, in caso di stress associato all’alimentazione, viene richiesto di compilare una scheda di automonitoraggio al momento dei pasti, al fine di ridurre la tensione associata al pasto.
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