Reflusso Gastroesofageo: Sintomatologia e Trattamenti Efficaci
Diagnosi e Cura del Reflusso Gastroesofageo a Centocelle Roma
Cos’è il reflusso gastroesofageo?
Quando la risalita involontaria dei succhi gastrici e del cibo ingerito verso l’esofago diventa frequente ed eccessiva, ci troviamo di fronte alla sindrome da reflusso gastroesofageo.
L’entità e la frequenza rilevante di questa ‘risalita’ sono tali da provocare, a lungo andare, lesioni della mucosa che riveste la parte interna dell’esofago.
Quest’ultima potrebbe irritarsi a livello cronico portando alla cosiddetta esofagite da reflusso. La sintomatologia specifica comporta, oltre alla risalita di acidi, un bruciore retrosternale.
A questi possono poi associarsi tosse cronica e stizzosa, asma e dolore toracico non cardiaco. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia 1 persona su 3 soffre di reflusso gastroesofageo.
Un po’ di reflusso, soprattutto dopo i pasti, è da considerarsi normale, ma se si manifesta una sintomatologia frequente o che diventa cronica, allora si parla di Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE o GERD in Inglese). In particolare, si differenziano:
- Malattia da Reflusso Gastroesofageo con esofagite (ERD), se c’è un’infiammazione visibile all’esofago (esofagite) con eventuali danni.
- Malattia da Reflusso Gastroesofageo senza esofagite (NERD), se non è evidenziabile alcun danno all’esofago.
Cause del reflusso gastroesofageo
I fattori di rischio associati e più comuni includono:
- Obesità.
- Sedentarietà.
- Alimentazione e stile di vita scorretti.
- Condizioni di secrezione gastrica aumentata.
- Gravidanza.
- Fumo.
- Alcol.
- Alcuni farmaci.
- Ernia iatale (condizione congenita in cui la posizione dello hiatus esofageo, l’apertura dell’esofago nello stomaco, si trova in una posizione anomala che favorisce la risalita del contenuto gastrico).
Altri fattori di rischio possono essere ansia e stress, ipertensione, atteggiamenti scoliotici, gabbia toracica rigida, colpo di frusta, lavori che costringono a posizioni in torsione, ingestione rapida dei cibi, masticazione non corretta (ad esempio, unilaterale), deglutizione o respirazione.
I principali sintomi del reflusso gastroesofageo sono:
- Bruciore a livello dello sterno.
- Rigurgito acido avvertito in bocca.
- Dolore toracico.
- Tosse cronica.
- Asma non allergica.
- Rauceudine.
- Mal di gola.
- Alito cattivo.
- Nausea.
- Problemi di deglutizione.
I sintomi spesso compaiono o peggiorano la notte, perché favoriti dalla posizione orizzontale, disturbando il sonno e potenzialmente compromettendo in modo anche significativo la qualità di vita del soggetto colpito.
Nei Pazienti con reflusso gastroesofageo si assiste ad un movimento di cibo e succhi gastrici opposto a quello fisiologico, con una risalita dallo stomaco attraverso l’esofago; poiché quest’ultimo non è provvisto di sistemi di protezione contro l’acido cloridrico e gli altri succhi gastrici, il Paziente avverte la tipica sensazione di bruciore in posizione retrosternale e dolori alla deglutizione.
Le complicanze del reflusso gastroesofageo
In alcuni soggetti, che presentano anche manifestazioni cliniche importanti, il reflusso gastroesofageo può determinare complicanze come:
- Ulcere.
- Stenosi (restringimenti) dell’esofago a causa di cicatrici e tessuto fibroso.
- Una modificazione delle cellule della mucosa esofagea, chiamata esofago di Barrett, che in qualche sfortunato caso può portare al cancro all’esofago, se il reflusso perdura per molti anni e non viene curato.
Diagnosi del reflusso gastroesofageo
Una diagnosi iniziale di malattia da reflusso gastroesofageo può essere effettuata sulla base della frequenza e della gravità dei sintomi, insieme alla risposta del Paziente agli inibitori della pompa protonica.
Tuttavia, né i sintomi né la risposta del Paziente ai farmaci sono sufficienti per confermare una diagnosi di GERD e identificare un trattamento appropriato.
Gli esami obiettivi eseguiti dal Gastroenterologo possono determinare se i sintomi sono causati dalla GERD.
L’endoscopia con biopsia è uno degli esami più comuni utilizzati dai medici per confermare una diagnosi di GERD.
Il Gastroenterologo esaminerà l’esofago e preleverà un campione di tessuto per l’analisi. Questa procedura può essere di ausilio nell’identificazione di complicanze a supporto di una diagnosi di GERD. Tuttavia, i segni della GERD potrebbero non essere sempre visibili durante l’endoscopia. Pertanto potrebbero rendersi necessari ulteriori test diagnostici per consentire al medico di stabilire se la causa principale dei sintomi è correlata alla motilità (disturbo della deglutizione) o al reflusso.
Il test del pH esofageo si avvale di una piccola capsula per misurare i livelli di pH (contenuto acido) nell’esofago per un massimo di 96 ore. Questo test consente inoltre al Gastroenterologo di misurare l’effetto della terapia a base di PPI sui livelli di pH e sui sintomi di reflusso. Il test del pH esofageo:
- è una procedura minimamente invasiva.
- consente di continuare a svolgere le normali attività quotidiane e seguire una dieta.
- aiuta il medico a formulare una diagnosi certa.
Un sistema per pH-impedenziometria esofagea raccoglie i dati per tutta la lunghezza dell’esofago e identifica i diversi tipi di eventi di reflusso. Le informazioni ottenute dal test di reflusso aiutano il medico a determinare l’opzione di trattamento corretta. Questo sistema di test:
- misura il contenuto acido e non acido dell’esofago.
- monitora la durata degli eventi di reflusso.
- aiuta il medico a determinare la causa principale dei sintomi.
- conferma l’efficacia della terapia a base di PPI3.
Un sistema manometrico ad alta risoluzione supporta il medico nella diagnosi delle condizioni correlate alla disfagia mediante un test di deglutizione. Durante questa procedura diagnostica, al Paziente verrà chiesto di fare respiri profondi o di deglutire più volte. Il sistema manometrico ad alta risoluzione rileva e registra la pressione risultante da queste azioni, che il medico esaminerà. L’intera procedura richiede circa 10 minuti.
La terapia farmacologica
Oltre alla dieta e a un corretto stile di vita, la modalità classica per il trattamento del reflusso gastroesofageo prevede l’uso di farmaci che spesso vanno utilizzati per lunghi periodi della vita del Paziente e agiscono principalmente per:
- ridurre la quantità di acido presente nello stomaco.
- impedire che l’acido risalga verso l’esofago e proteggerne la mucosa.
- migliorare lo svuotamento gastrico.
Attenzione, però, perché questi farmaci possono:
- dare reazioni allergiche a chi non ne tollera le componenti.
- a volte risultare inefficaci o diminuire di efficacia nel lungo periodo.
- essere assunti in alti dosaggi per gestire la sintomatologia.
- a lungo termine, determinare potenziali carenze, ad esempio, di ferro e vitamina b12 nonché osteoporosi precoce, se utilizzati continuativamente e ad alte dosi.
L’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico può rappresentare una soluzione al reflusso gastroesofageo nei casi in cui si abbia l’esigenza di:
- trattare la malattia quando si è impossibilitati ad assumere i farmaci.
- ridurre l’utilizzo delle terapie farmacologiche e i loro potenziali effetti collaterali.
- trattare un reflusso gastroesofageo di forma grave e non gestibile per via endoscopica.
Consigli utili
Una dieta opportuna e specifiche misure comportamentali possono significativamente favorire il processo di guarigione, o quantomeno la gestione del disturbo. In particolare, per quanto riguarda i cibi, sono da evitare:
- Alimenti piccanti.
- Caffè e bevande con caffeina in genere.
- Alcolici e super-alcolici.
- Pomodori e agrumi (particolarmente acidi).
- Alimenti grassi e fritti (per la cui digestione occorre normalmente una maggiore quantità di acido cloridrico e più tempo, ritardando così lo svuotamento dello stomaco).
È invece consigliabile prediligere cibi poco elaborati, bere molta acqua per diluire gli acidi, mangiare poco e spesso al fine di tamponare la secrezione basale di acidi gastrici. Chi è sovrappeso può apportare sotto controllo medico cambiamenti alla propria dieta per favorire il dimagrimento, che può diminuire i sintomi della condizione. Particolarmente consigliato è, inoltre, passeggiare al termine di un pasto.
È molto importante rendersi conto che un corretto stile di vita è un pilastro fondamentale della gestione del reflusso, addirittura esistono in letteratura evidenze secondo cui una dieta mediterranea basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale e qualche attenzione quotidiana non è inferiore in termini di sollievo dai sintomi ai migliori farmaci disponibili in termini di miglioramento dei sintomi. D’altra parte non esistono tuttavia terapie risolutive di questa patologia, se non il ricorso alla chirurgia che è tuttavia giustificato solo in rari casi; il reflusso gastroesofageo può cronicizzare e rendere necessario adeguare la dieta ed assumere farmaci antiacidi per tutta la vita, ecco perché è importante mantenere una dieta equilibrata ed uno stile di vita salutare prima che compaia tale malattia.
A questo proposito si consiglia di:
- Non andate a dormire subito dopo il pasto.
- Dormite utilizzando un cuscino alto.
- Evitate la posizione decliva (in pendio).
- Non indossate cinture o indumenti stretti.
- Evitate cibi irritanti per l’esofago come caffè, alcol, arance, cioccolato, tè.
- Non tenete, per troppo tempo, le braccia in alto e la testa inclinata all’indietro.
- Mangiate lentamente, riducete al massimo i cibi grassi o industriali ed evitate pasti abbondanti.
- Mettetevi a dieta se siete in sovrappeso.
- Smettete di fumare;praticate una regolare attività fisica (non intensa, basta una passeggiata dopo il pasto).
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