MICROBIOTA INTESTINALE: L’IMPORTANZA DI TENERLO IN SALUTE

Microbiota Intestinale: l’Importanza di Tenerlo in Salute

Microbiota intestinale. Poliambulatorio FisioMedica IGEA a Roma, Centocelle.

Il microbiota intestinale, l’insieme dei microrganismi presenti nell’intestino, influisce in modo decisivo sullo stato di salute di un individuo. Scopriamo come mantenerlo sano e come evitare dannosi squilibri

Che cos’è il microbiota intestinale?

Microbiota intestinale. Poliambulatorio FisioMedica IGEA a Roma, Centocelle.Il microbiota intestinale ha una moltitudine di funzioni.

Dal momento che attraverso l’ingestione del cibo è in diretta comunicazione con l’esterno dell’organismo, il microbiota intestinale è essenziale nella difesa da parte di patogeni esterni: in assenza di questi microrganismi, un eventuale patogeno troverebbe uno spazio libero e facilmente colonizzabile nel nostro tratto gastrointestinale.

Una costante presenza di microrganismi all’interno del tratto gastrointestinale permette inoltre una continua interazione tra questi e il sistema immunitario dell’ospite, e infatti si ipotizza che le principali malattie autoimmunitarie abbiano come primum movens uno squilibrio del microbiota intestinale.

Inoltre, la più evidente funzione del microbiota intestinale è coadiuvare l’organismo ospite nel processo digestivo, che infatti dipende in gran parte da enzimi prodotti dai batteri residenti nell’apparato digerente.

Questa enorme quantità di microrganismi è in continua evoluzione e cerca quotidianamente un equilibrio, sia con il sistema immunitario dell’ospite che al proprio interno.

In numerose situazioni purtroppo questo equilibrio si perde, e si possono sviluppare sintomi fastidiosi quali gonfiore, dolore addominale e alterazioni della frequenza intestinale (che sono i sintomi chiave della sindrome dell’intestino irritabile), ma anche malattie metaboliche o vere e proprie gastroenteriti infettive.

Quali sono le funzioni principali del microbiota?

Il microbiota intestinale lavora all’unisono con l’ospite, promuovendone la salute. In particolare, è stato dimostrato che esso esplica funzioni:

Protettive, contribuendo alla risposta immunitaria dell’organismo agli agenti patogeni.

Metaboliche, sintetizzando amminoacidi, vitamine ed enzimi che l’essere umano non è in grado di produrre in modo autonomo e controllando la proliferazione delle cellule.

Strutturali, sviluppando i villi intestinali e le cellule epiteliali intestinali che partecipano alla formazione della barriera epiteliale, e contribuendo alla costruzione del sistema immune dell’intestino.

Recenti evidenze, inoltre, hanno rilevato l’influenza del microbiota intestinale su altri organi:

Sistema nervoso centrale: le sostanze rilasciate dal microbiota incidono sul tono dell’umore, sulla regolazione dello stress e su comportamenti istintivi.

Apparato cardiovascolare ed endocrino-metabolico: il microbiota incide sui fattori di rischio di malattie cardiovascolari provocate da iperlipidemia, aterosclerosi e diabete di tipo 2.

Apparato digestivo: i prodotti del microbiota assorbiti dall’intestino vengono trasferiti al fegato.

Il microbiota intestinale riveste un ruolo importante anche nell’invecchiamento con una diminuzione della biodiversità della composizione del microbiota con una tendenza all’aumento dei patobionti (microrganismi commensali, che possono essere potenzialmente patogeni in presenza di specifiche modificazioni genetiche o ambientali dell’ospite).

Esiste anche una correlazione tra una buona composizione del microbiota e attività fisica, che determina un rafforzamento della barriera intestinale e un’aumentata produzione di IgA, le quali contrastano l’invasività dei patobionti.

Il microbiota intestinale alterato: la disbiosi

In presenza di alterazioni dell’equilibrio del microbiota intestinale, ossia di un aumento di batteri “cattivi”, si parla di disbiosi intestinale, una disfunzione che provoca irritazione all’intestino e che può essere causata da vari fattori, come una dieta poco bilanciata, l’abuso di alcol o di alcuni farmaci, lo stress.

I batteri del microbiota, infatti, tendono a mantenersi in un equilibrio che possiamo definire dinamico ma stabile: la sua compromissione ha delle conseguenze sulla funzionalità del sistema immunitario e può comportare l’insorgenza di malattie infiammatorie croniche.

Sintomi

Cattiva digestione, gonfiore, meteorismo e dolori addominali sono i sintomi più diffusi. L’irritazione causata dalla disbiosi, infatti, può portare a disturbi legati alla digestione e ad alcune intolleranze alimentari indirette, ossia a quelle non direttamente legate ad un uno specifico alimento. A causare ciò sono i villi intestinali che, infiammati, non riescono più ad assorbire tutte le sostanze che ingeriamo.

Per intervenire su questo tipo di intolleranze è necessario trattare l’infiammazione causata dalla disbiosi.

Microbiota: come influenza il cervello?

L’idea che cervello e intestino si influenzino a vicenda è antica. Chi non conosce espressioni come “ho le farfalle nello stomaco” o “mi si sono attorcigliate le budella” per indicare attraverso una metafora “cerebro-intestinale” la somatizzazione di ansia e stress?

Ma è solo negli ultimi anni che la ricerca ha permesso di alzare, anche se parzialmente, il velo sui meccanismi biologici alla base della mutua collaborazione fra cervello e intestino, fino a coniare il termine di “cervello intestinale”.

Tutto nasce da una complessa rete di comunicazione fra il sistema nervoso centrale e l’apparato digerente. Un insieme di circa 500 milioni di neuroni situato nelle pareti del tubo digerente, chiamato sistema nervoso enterico, è connesso al cervello attraverso un insieme di fibre nervose.

Oltre a queste connessioni dirette, cervello e intestino comunicano, attraverso il circolo sanguigno, tramite molecole come ormoni, neurotrasmettitori e immunomodulatori che, per mezzo di segnali chimici, possono influenzare reciprocamente l’attività di entrambi.

In tal modo, il cervello controlla le funzioni intestinali e, sorprendente ma vero, l’intestino può condizionare attività cerebrali fondamentali come umore, emozioni, attenzione e memoria.

Di conseguenza, alterazioni nella composizione del microbiota (disbiosi intestinale) possono portare alla sovrapproduzione di sostanze infiammatorie che raggiungono il cervello attraverso la circolazione sanguigna e possono contribuire allo sviluppo di disfunzioni cerebrali.

La disbiosi, infatti, interferisce con la regolare produzione di acidi grassi a catena corta, ormoni intestinali e neurotrasmettitori, elementi fondamentali per la funzione cerebrale.

Il microbiota ha quindi un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento della funzione cerebrale e sul benessere della psiche. Alcuni studi hanno evidenziato che il 20% di coloro che soffrono di malattia infiammatoria intestinale presenta anche depressione e disturbi del sonno.

Come si analizza la composizione del microbiota?

La composizione del microbiota può essere analizzata attraverso un test che consiste nel semplice campionamento delle feci. Da queste si estrarre il DNA batterico che serve per l’analisi e la ricostruzione dell’ecosistema microbico intestinale.

L’esame consente una conoscenza più approfondita della componente batterica presente nell’intestino, andando ad analizzare nel complesso il suo stato di salute e la sua funzionalità.

In base ai risultati, è possibile infatti, adottare strategie correttive basate soprattutto su un’alimentazione sana e su un’eventuale integrazione di probiotici e prebiotici, in base alle singole esigenze.

L’analisi del microbiota, in particolare, è importante soprattutto in ottica preventiva, per rintracciare precocemente possibili problemi che con il passare del tempo possono portare all’insorgenza di patologie. Inoltre, consente di identificare e pianificare interventi terapeutici personalizzati per trattare particolari condizioni.

Quando si fa il test?

L’analisi del microbiota di solito viene richiesta, in caso di:

Sintomi intestinali o urogenitali, come colite, diarrea ricorrente, stipsi, cistiti e uretriti, allo scopo di prevenire il loro decorso in eventuali patologie.

Sovrappeso e obesità, per integrare regimi alimentari orientati al controllo del peso.

Gravidanza e allattamento, per sostenere lo sviluppo del microbiota del neonato.

Infanzia, per aiutare una corretta maturazione batterica.

Vecchiaia, per limitare gli effetti dell’invecchiamento come l’immunodepressione e l’insorgenza di processi infiammatori.

Fase iniziale della menopausa: per una migliore gestione dei cambiamenti ormonali.

Necessità nutrizionali specifiche: per esempio, in caso di attività sportiva intensa o agonistica, conoscere l’efficienza del proprio microbiota può aiutare a migliorare le proprie performance.

Come riequilibrare il microbiota intestinale?

Le terapie che possono modificare il microbiota intestinale sono:

Il trapianto fecale, cioè l’introduzione di batteri intestinali da donatore.

Probiotici

I probiotici sono microrganismi vivi, solitamente batteri o lieviti, che vengono somministrati all’interno di formulazioni (capsule o polveri per soluzioni) che sono in grado di superare la barriera dell’acidità gastrica fino a rilasciarsi in vita all’interno dell’intestino tenue e del colon.

Si possono somministrare sia in formulazioni a singolo ceppo batterico (quando si vogliono sfruttare le proprietà specifiche di un singolo batterio), sia in formulazioni multiceppo (che contengono diversi tipi di batteri con funzioni più o meno simili).

Quello che è veramente importante comprendere è che ogni tipo di microrganismo somministrato avrà funzioni diverse, e pertanto non è molto sensato che un paziente si rechi in farmacia per comprare “un fermento lattico” senza avere idea di quali implicazioni ci possano essere per la sua salute. I probiotici andrebbero considerati esattamente come veri e propri farmaci, da assumere dietro prescrizione specialistica.

Prebiotici

I prebiotici sono invece sostanze non digeribili dall’organismo umano, ma che invece sono metabolizzate da alcune specie batteriche. Sono quindi da considerarsi come una sorta di nutrimento per alcuni batteri, per cui la somministrazione di determinati prebiotici è in grado di modificare la composizione qualitativa e quantitativa del microbiota intestinale, facendo crescere specificamente alcuni batteri a discapito di altri.

Un intervento con prebiotici solitamente è molto più efficace nel lungo termine rispetto alla somministrazione di semplici probiotici, dal momento che per quanto possano essere concentrati i probiotici, non è mai certo l’attecchimento in un numero significativo all’interno del microbiota intestinale di un determinato individuo.

Viceversa, i prebiotici agiscono già sulla flora batterica residente, facendo aumentare le concentrazioni dei batteri benefici già presenti, con di conseguenza un effetto più duraturo nel tempo.

I prebiotici esistono sia in formulazioni farmaceutiche che soprattutto all’interno di determinati alimenti, come ad esempio i cereali integrali, i legumi o il miele, ma ovviamente anche in questo caso è opportuna una visita gastroenterologica nell’ottica di scegliere il prebiotico giusto per il Paziente giusto.

Cosa mangiare per migliorare il microbiota intestinale?

Microbiota intestinale. Poliambulatorio FisioMedica IGEA a Roma, Centocelle.Gli alimenti da privilegiare per la salute del microbiota intestinale sono:

Cereali, soprattutto integrali.

Legumi.

Pesce.

Frutta secca.

Frutta e verdura a ogni pasto.

Introdurre grassi buoni: è fondamentale assumerli a ogni pasto, consumando olio extravergine di oliva.

Brodi di carne o verdure nel regime alimentare: il brodo è un alimento benefico per l’intestino, in particolare il brodo di ossa, ricco di aminoacidi, sali minerali, acido ialuronico e collagene.

Yogurt, panna acida e kefir, ideali per mantenere l’equilibrio del microbiota e migliorare la digestione.

Carni bianche.

L’assunzione di questi alimenti, infatti, è associata a ridotti livello di batteri aerobici potenzialmente dannosi per il nostro organismo e a una concentrazione più bassa di molecole pro-infiammatorie nel sangue. A questi alimenti si aggiunge anche il piatto principe della dieta mediterranea: la pasta.

La pasta, infatti, è in grado di favorire la crescita del microbiota buono, soprattutto quando è associata ad altri cibi come frutta e verdura.

Sarebbero da evitare o comunque da consumare con parsimonia gli alimenti tipici della dieta occidentalizzata moderna. Alimenti da evitare per il benessere del microbiota:

Cibi pronti e preconfezionati.

Zuccheri raffinati.

Prodotti industriali.

Il suggerimento è allora quello di consumare una dieta ricca e varia, equilibrata, evitando di seguire un regime alimentare monotono. Bisogna anche tenersi lontani dagli eccessi alimentari in genere poiché in grado di compromettere la nostra salute e predisporci a disquilibri, disturbi e malattie.

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