Infarto Cardiaco: Segnali di Pericolo e Cosa Fare
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L’infarto cardiaco è una situazione di emergenza, in cui si verifica una chiusura parziale o completa di un’arteria coronaria, per cui parti del muscolo cardiaco non ricevono ossigeno e muoiono dopo poco tempo.
È una situazione che comporta un pericolo di vita, per cui è necessaria una reazione rapida. La causa è solitamente una malattia coronarica.
L’infarto del miocardio
L’infarto cardiaco è il risultato di una malattia delle arterie coronarie (malattia coronarica). Le arterie coronarie sono le arterie che forniscono sangue e ossigeno al muscolo cardiaco.
Il processo dell’arteriosclerosi, che si sviluppa nel corso degli anni, porta all’accumulo di grassi del sangue e successivamente di depositi di calcio nelle pareti delle arterie coronarie, determinando la formazione di depositi nello strato interno dei vasi, le cosiddette placche, che restringono lo spazio interno dei vasi sanguigni.
La superficie di una placca può rompersi in modo imprevedibile, causando il contatto del materiale della placca stessa con il sangue nel vaso e portando alla formazione di un coagulo di sangue (trombo), che restringe ulteriormente lo spazio interno del vaso o addirittura lo chiude completamente. La parte di muscolo cardiaco irrorata da questo vaso non riceve più sangue, e quindi ossigeno, e muore in poche ore.
Durante questo disturbo circolatorio possono verificarsi aritmie cardiache potenzialmente letali con arresto cardiocircolatorio. Un arresto cardiocircolatorio deve essere risolto immediatamente con misure di rianimazione. Successivamente, l’arteria coronarica parzialmente o completamente chiusa deve essere riaperta in meno di 2-4 ore per normalizzare il flusso sanguigno.
Fattori di rischio
I principali fattori che predispongono all’aterosclerosi sono: pressione alta (ipertensione arteriosa), elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, diabete, obesità e dipendenza dal fumo.
I sintomi dell’infarto
L’infarto miocardico si può manifestare a riposo, dopo un’emozione intensa, durante uno sforzo fisico rilevante o quando lo sforzo è già terminato. Il suo esordio clinico è brusco ed è in prevalenza caratterizzato da sintomi tipici, che sono quindi facilmente identificabili nella maggior parte dei casi. E’ una malattia associata ad elevata mortalità se non adeguatamente trattata, che richiede l’attivazione del sistema di soccorso urgente sul territorio (118) e l’arrivo del Paziente presso un ospedale dotato di tutte le potenzialità di trattamento della malattia, nel più breve tempo possibile.
Le complicanze dell’infarto in fase acuta possono essere:
Lo shock, con grave prostrazione del paziente, bassa pressione arteriosa, tachicardia ed estremità fredde e umide a causa della vasta estensione dell’area di necrosi.
L’edema polmonare acuto, con grave mancanza di respiro a riposo.
Le aritmie, alcune delle quali potenzialmente fatali.
L’ischemia di altri organi, per la scarsa capacità del cuore di svolgere la propria azione di pompa vitale per la circolazione del sangue.
Raramente, l’infarto miocardico può essere asintomatico.
Angina pectoris
È importante ricordare che esiste un’altra condizione capace di generare un intenso dolore al petto, si tratta dell’angina pectoris. È considerata meno grave dell’infarto, poiché la carenza di ossigeno che comporta non si protrae mai così a lungo da provocare necrosi. Ha infatti una durata massima di 30 minuti. Spesso però, può precedere nel tempo la comparsa di un attacco cardiaco vero e proprio.
In presenza dei sintomi sopra elencati, è fondamentale attivare con la massima tempestività l’intervento del 118. Un soccorso tardivo può aumentare il rischio di mortalità.
Le cause dell’infarto
L’infarto del miocardio è causato, come detto poc’anzi, dalla riduzione o dall’interruzione dell’afflusso di sangue al cuore. Le cause principali sono:
L’Aterosclerosi: i lipidi, presenti con una concentrazione elevata nel sangue, si depositano sulle pareti delle arterie coronariche.
Lo spasmo coronarico: la muscolatura liscia della parete arteriosa può contrarsi in risposta a molteplici fattori, tra cui l’assunzione di stupefacenti, come la cocaina.
La malformazione coronarica: si tratta di una rara condizione congenita che prevede il restringimento del lume di una coronaria e la conseguente alterazione del flusso del sangue, che può portare alla formazione di un trombo, responsabile dell’infarto.
La sindrome di Takotsubo è un infarto miocardico dell’apice che esordisce dopo un intenso stress emotivo e che colpisce prevalentemente le donne. E’ caratterizzata da una fase iniziale in cui la porzione di muscolo cardiaco che non si contrae può essere abbastanza estesa, coinvolgendo l’apice e i segmenti intermedi, con tendenziale buon recupero della contrattilità a distanza. Le coronarie sono indenni da restringimenti o da occlusioni.
Quali sono i fattori di rischio?
I fattori di rischio per l’aterosclerosi e l’infarto sono distinti in fattori modificabili e fattori non modificabili.
Fattori non modificabili:
Età: il rischio di infarto, come per quasi tutte le patologie cardiovascolari, aumenta con l’avanzare dell’età.
Sesso: l’aterosclerosi e l’infarto sono più comuni negli uomini rispetto alle donne per le decadi dell’eta’ giovanile e matura. Dopo la menopausa femminile il rischio di aterosclerosi e infarto e’ analogo negli uomini e nelle donne.
Familiarità: chi presenta nella propria storia familiare casi di malattia cardiovascolare acuta è maggiormente a rischio di infarto, soprattutto se la patologia cardiovascolare del congiunto si e’ manifestata in età giovanile
Fattori modificabili:
Stile di vita: sedentarietà e fumo di tabacco sono fra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare.
Alimentazione: una dieta troppo ricca di calorie e grassi contribuisce ad aumentare il livello di colesterolo e di altri grassi nel sangue, rendendo molto più probabili l’aterosclerosi e l’infarto.
Ipertensione arteriosa: la “pressione alta” o ipertensione arteriosa si associa ad una aumentata probabilità di sviluppare l’aterosclerosi e le sue complicanze, come l’infarto cardiaco o cerebrale.
Diabete: l’eccesso di glucosio nel sangue danneggia le arterie e favorisce l’aterosclerosi, l’infarto miocardico e cerebrale e il danno di organi importanti come il rene, con la comparsa di insufficienza renale, a sua volta associata ad aumentato rischio cardiovascolare.
Droghe: l’uso di droghe può aumentare notevolmente la possibilità di infarto miocardico ed abbassare l’età media in cui si manifesta.
Come si cura un infarto acuto?
Un infarto acuto viene diagnosticato con l’elettrocardiogramma e degli esami del sangue. La coronarografia fornisce la diagnosi definitiva. In caso di infarto cardiaco il vaso ostruito deve essere riaperto il più rapidamente possibile, per ripristinare la circolazione nel muscolo cardiaco. Oltre ai medicamenti che dissolvono il coagulo di sangue, è necessaria un’angioplastica coronarica immediata in un ospedale adeguatamente attrezzato.
Cosa succede dopo un infarto cardiaco?
Dopo un infarto cardiaco è importante ripristinare il rendimento fisico e ritrovare la fiducia nel proprio organismo. Solitamente ciò può essere ottenuto con una riabilitazione strutturata. Durante la riabilitazione, inoltre, i Pazienti imparano come prevenire un altro infarto con uno stile di vita sano e un’eventuale modifica nella loro situazione di vita.
Come cambia la vita dopo un infarto cardiaco?
Un infarto è il risultato di una malattia cronica progressiva: l’arteriosclerosi. L’obiettivo è quello di prevenire un altro infarto e ciò richiede anche la collaborazione dei Pazienti, oltre alla terapia.
Variazioni di stile di vita: il fondamento per il decorso ottimale della malattia lo pone il Paziente stesso. Una vita sana comprende: smettere di fumare, alimentarsi in modo equilibrato, evitare il sovrappeso, fare sufficiente attività fisica e non sottoporsi a stress continuo.
Trattamento farmacologico: medicamenti, che inibiscono la funzione delle piastrine impediscono la formazione di altri coaguli di sangue. Questi medicamenti di solito vanno assunti per tutta la vita. Allo stesso modo, vengono trattati con i farmaci fattori di rischio quali l’ipertensione arteriosa, l’aumento dei lipidi del sangue e della glicemia.
Prevenzione
Si può fare molto per mantenere sani i vasi sanguigni, e ciò manterrà il più basso possibile il rischio di infarto cardiaco:
Smettere di fumare.
Alimentazione sana, seguendo una dieta mediterranea.
Attività fisica.
Evitare il sovrappeso.
Misurare regolarmente la pressione arteriosa. L’ipertensione arteriosa aumenta il rischio di infarto cardiaco e ictus cerebrale e può essere necessario trattarla farmacologicamente
Misurare regolarmente anche i lipidi nel sangue, cioè il colesterolo e i trigliceridi. Se questi valori sono sotto controllo, è molto probabile che le pareti interne dei vasi rimangano intatte.
Misurare regolarmente la glicemia. Il diabete aumenta il rischio di infarto cardiaco e ictus cerebrale e può essere necessario trattarlo farmacologicamente.
Evitare lo stress psicologico.
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