Frattura dello Scafoide: Tutto Quello che Devi Sapere
Fisioterapia e Riabilitazione della Frattura dello Scafoide a Centocelle Roma
La frattura dello scafoide rappresenta oltre il 60% delle fratture dell’osso carpale, l’11% di tutte le fratture che coinvolgono la mano e il 2% di tutte le fratture in generale.
Anatomia: cosa è lo scafoide
Lo scafoide, conosciuto anche come osso “navicolare” è una delle 6 piccole ossa che formano il “carpo”, quella parte della mano che si articola con il radio (osso dell’avambraccio) formando il polso.
Lo scafoide ha una forma irregolare che può essere paragonata a quella di un fagiolo, e si trova tra il pollice e il radio.
Per capire la sua posizione potete mettere il pollice nella posizione dell’autostop, o del gesto “ok” con mano chiusa e pollice in alto.
Noterete sporgere due tendini alla base del dito, all’interno di quest’area, chiamata tabacchiera anatomica, è situato lo scafoide.
Causa della frattura dello scafoide
Queste fratture tendono a verificarsi in Pazienti giovani e attivi, soprattutto nei ragazzi di sesso maschile, con un’età compresa tra 15 e 29 anni.
La giovane età dei soggetti è correlata al loro maggior coinvolgimento in sport e attività quali combattimento, calcio e skateboard rispetto ai soggetti anziani e ai bambini aumentando, così, la possibilità di cadute con conseguenti fratture.
Per le donne invece l’incidenza maggiore si ha nell’età compresa tra 10 e 14 anni sempre a causa di un maggior coinvolgimento in attività sportive durante questa fascia d’età.
La percentuale di ragazze è minore rispetto ai ragazzi in quanto nel sesso femminile il livello e l’intensità delle attività sono inferiori rispetto agli uomini.
La maggior parte delle fratture di scafoide coinvolge la sua parte centrale (circa il 70% dei casi), mentre è coinvolto il polo distale nel 20% e il polo prossimale nel 5-10%.
Caratteristiche e Sintomi
Nella frattura dello scafoide, solitamente i Pazienti lamentano dolore e gonfiore localizzati nella regione della tabacchiera anatomica con una riduzione del movimento.
I sintomi possono essere riprodotti o aumentare anche con movimenti complessi del polso, in particolare con la deviazione ulnare.
Il soggetto potrebbe presentare inoltre dolore alla palpazione del tubercolo dello scafoide e con il test di compressione dello scafoide.
Quando oltre le condizioni sopra descritte è presente un trauma e il soggetto è di sesso maschile e di giovane età, allora vi è un elevato sospetto di frattura dello scafoide e si procederà con le indagini strumentali e il successivo trattamento.
In ogni caso l’esame clinico da solo non può confermare una frattura dello scafoide a causa della mancanza di segni clinici specifici.
La valutazione del trauma comprende necessariamente gli esami strumentali, che rilevano la frattura nel 70-90%.
Inoltre, a volte la diagnosi viene ritardata, soprattutto negli sportivi in cui il desiderio di praticare sport può portare a sottovalutare i sintomi, causando conseguenze quali mancata consolidazione, artrosi, instabilità del polso, ecc.
Trattamento e diagnosi della frattura dello scafoide
La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono fondamentali per prevenire complicanze come la mancata consolidazione, la pseudoartrosi, la necrosi vascolare, la rigidità del polso e l’instabilità.
La diagnosi viene solitamente confermata tramite esami di imaging, come le radiografie, ma in alcuni casi può essere necessario ricorrere a metodi più avanzati come la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RMN).
Il trattamento della frattura dello scafoide può essere conservativo o chirurgico.
Nel trattamento conservativo, il polso viene immobilizzato per consentire la guarigione dell’osso. Il tempo di guarigione può variare da alcune settimane a diversi mesi, e la riabilitazione fisioterapica è spesso raccomandata per ripristinare la forza e la funzionalità del polso.
Il trattamento chirurgico può essere indicato in determinati casi, come fratture scomposte, fratture del polo prossimale, mancata consolidazione o desiderio del Paziente di riprendere rapidamente le attività lavorative o sportive. L’intervento chirurgico può coinvolgere l’utilizzo di viti per stabilizzare la frattura o l’innesto osseo per favorire la vascolarizzazione in caso di pseudoartrosi.
In entrambi i casi, conservativo o chirurgico, è importante seguire un adeguato percorso di riabilitazione fisioterapica per favorire il recupero completo del polso e ripristinare la sua funzionalità.
Perché è una frattura che può avere problemi di calcificazione?
Il motivo per cui si deve porre una particolare attenzione clinica nei confronti di questa lesione ossea, risiede nel fatto che lo scafoide ha un sistema di vascolarizzazione particolare, più precisamente “retrograda”.
Questo indica che in una parte dell’osso, quella prossimale (che confina con il polso), in caso di frattura, c’è il rischio che giunga meno sangue poiché lo scafoide è irrorato da due piccole arterie che penetrano dal lato opposto, ossia dalla “parte distale” (quella che confina con le dita ).
Il fatto che la parte prossimale dell’osso (verso il polso) sia la zona più soggetta a lesioni e meno vascolarizzata, determina il rischio di un mal consolidamento della lesione ossea e il conseguente sviluppo di una pseudoartrosi o addirittura di una necrosi (morte) dell’osso con il rischio di infezioni.
Oltre alla lesione dell’osso infatti, in molti casi, si lesionano anche i piccoli vasi che nutrono l’osso, e questo impedisce l’apporto di sangue ed ossigeno nella zona prossimale dell’osso.
Cosa è la pseudoartrosi?
La pseudoartrosi rappresenta uno dei maggiori rischi che susseguono alla frattura dell’osso scafoide. Si tratta di una non consolidazione dell’osso. I frammenti ossei rimangono separati tra loro perché creano solo un callo fibroso che li tieni vicini ma non immobili. Questo può portare gravi conseguenze per la mobilità e la salute della mano.
Per fortuna nei paesi Occidentali in generale, il pericolo che una frattura scafoidea possa degenerare in necrosi o in pseudoartrosi è molto raro.
Trattamenti di fisioterapia
Una volta rimosso il gesso o il tutore (sia dopo la terapia conservativa sia dopo l’intervento chirurgico), è fondamentale sottoporsi ad un ciclo di terapie riabilitative finalizzate al completo superamento del dolore, al recupero della funzionalità articolare e della forza muscolare della mano. Nella prima fase, si procederà con la riduzione dell’edema e dell’infiammazione attraverso i migliori trattamenti di terapia fisica strumentale:
- Tecarterapia.
- Laser Yag ad alta potenza.
- Magnetoterapia che favorisce i processi fisiologici per la formazione di callo osseo.
Nella seconda fase, il programma terapeutico si completerà con:
- Esercizi specifici per il recupero del range di movimento (mobilizzazioni passive e attive in estensione, flessione e prono-supinazione del polso, articolari interfalangee del pollice e delle dita).
- Massoterapia decontratturante e drenante dell’arto superiore.
- Esercizi di rinforzo dei muscoli epicondiloidei, epitrocleari e intrinseci della mano con l’utilizzo di elastici ed altri strumenti.
- Esercitazioni propriocettive e di recupero del gesto atletico.
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