Calcificazioni Tendinee Trattamento con Onde d’Urto
Calcificazioni Tendinee Trattamento con Onde d’Urto a Centocelle Roma
La calcificazione tendinea è una tendinopatia; si tratta di un processo degenerativo che interessa i tendini dei muscoli striati e che consiste nella sedimentazione di minerale osseo sulla superficie dei tessuti connettivali tendinei. La causa primaria di calcificazione è l’infiammazione cronica.
La calcificazione tendinea è responsabile di dolore, riduzione dell’elasticità, compromissione della mobilità e aumento del rischio di rottura.
La tendinopatia calcifica più frequente è quella che colpisce la cuffia dei rotatori, specialmente il tendine del sovraspinato (60% dei casi).
Uno studio infatti ha riportato che una calcificazione radiologicamente evidente di questo tipo è presente nel 7,5% della popolazione asintomatica mentre rappresenta l’origine del dolore nel 6,8% dei Pazienti che hanno sintomatologia di spalla.
Altre strutture colpite dalla tendinopatia calcifica possono essere il tendine d’achille, tendine rotuleo e quadricipitale, epicondilite, epitrocleite e fibrosi in seguito a lesioni muscolari.
Quali sono i fattori di rischio e le cause delle Calcificazioni Tendinee?
Per quanto riguarda l’incidenza tra la popolazione maschile e femminile è stata osservata una differenza sostanziale, infatti le femmine hanno il doppio di probabilità di sviluppare una tendinopatia calcifica, probabilmente a causa di fattori ormonali.
La patologia può colpire sia persone sportive sia semplici lavoratori, in quanto può essere causata da uno stress delle strutture della spalla correlato alla posizione dell’arto superiore anche nei lavori da scrivania e nei mestieri dove si svolgono azioni ripetitive.
Per quanto riguarda la formazione di calcificazioni in altre sedi tendinee, essa può essere causata da microtraumi ripetuti, uso eccessivo, alto BMI (peso e massa grassa elevati) una predisposizione genetica.
La formazione delle calcificazioni probabilmente è dovuta ad un fallimento del processo di guarigione delle cellule tendinee, che invece di diversificarsi in tenociti (cellule tendinee), a causa del sovraccarico, si trasformano in osteoblasti (cellule ossee).
Nella calcificazione tendinea, il tessuto tendineo si rimodella e i cristalli di calcio si accumulano sul tendine o all’attaccatura del tendine. Tuttavia, la malattia non si sviluppa da un giorno all’altro, ma di solito si sviluppa gradualmente.
Gli esperti sospettano che la ridotta circolazione sanguigna e i disturbi metabolici del tessuto favoriscano la calcificazione del tendine. Il tessuto tendineo si trasforma in tessuto cartilagineo. Il calcio vi si deposita e sostituisce il tessuto tendineo originale. Le calcificazioni più grandi, di qualche millimetro, possono essere viste molto bene con gli ultrasuoni e le radiografie. Anche la struttura del tendine può essere valutata con l’esame ecografico.
A seconda del tendine colpito, si distinguono diversi quadri clinici. Alcuni esempi:
Spalla calcifica: la spalla calcifica di solito colpisce i tendini della cuffia dei rotatori. Questa comprende quattro muscoli che stabilizzano l’articolazione della spalla e mantengono la testa dell’omero nella cavità, ma ne garantiscono anche la mobilità. I tendini di questi quattro muscoli si attaccano tutti alla testa omerale. Il tendine del muscolo sopraspinato è particolarmente colpito. La spalla calcificata colpisce, ad esempio, gli atleti che praticano il lancio o le persone che lavorano molto sopra la testa.
Gomito del tennista: i tendini e la giunzione osso-tendinea in corrispondenza dei muscoli estensori della mano e delle dita sulla parte esterna del gomito sono malati (epicondilo humeri radialis), anche se non è sempre necessario che si verifichi una calcificazione per questa diagnosi, spesso si tratta solo di irritazione del tendine.
Gomito del golfista: sono colpiti i tendini e la giunzione osso-tendinea nella parte interna del gomito (epicondilo humeri ulnaris).
Sindrome del tendine rotuleo: La giunzione osso-tendine in corrispondenza della rotula è danneggiata. Il sovraccarico della rotula colpisce in particolare le persone che praticano sport di salto e con la palla (ad esempio, salto in alto, salto in lungo, pallavolo, pallacanestro), nonché i sollevatori di pesi o i corridori che corrono su superfici dure.
Achillodinia: il danno interessa il tendine di Achille, che collega il muscolo del polpaccio all’osso del tallone.
Sintomi e diagnosi delle Calcificazioni Tendinee
Questa condizione provoca dolore e limitazione funzionale, durante le attività che coinvolgono i distretti interessati, maggiormente se tali attività sono svolte sotto alti carichi.
Per quanto riguarda la spalla ad esempio, i sintomi più comuni sono il dolore durante le attività che si svolgono con la mano sopra la testa ed il dolore che si protrae anche nella notte.
Oltre all’anamnesi ed all’esame fisico, si ricorre all’ecografia o alla radiografia per diagnosticare la presenza delle calcificazioni.
Fisioterapia e Riabilitazione Calcificazioni Tendinee
Terapia conservativa
Una volta accertata la presenza di calcificazioni tendinee, il medico prescriverà una terapia conservativa che comprende:
- Riposo.
- Applicazione di ghiaccio e crioterapia (terapia del freddo) per ridurre dolore e infiammazione.
- Farmaci antinfiammatori non steroidei, analgesici e, più raramente, iniezioni locali di corticosteroidi.
- Eserciti terapeutici e stretching, dopo aver superato la fase acuta.
- Supporto con ortesi che proteggono, riducono la mobilità o migliorano il carico.
- Trattamenti di Fisioterapia per Calcificazioni Tendinee
Le Onde d’Urto sono sicuramente la terapia d’elezione per il trattamento delle tendinopatie (sia inserzionali sia calcifiche) e malattie ossee sia in fase cronica che acuta. Rappresentano un trattamento di prima linea, semplice, non invasivo, indolore, privo di effetti collaterali rilevanti, rapido e molto efficace (soprattutto se associato ad altre terapie).
I trattamenti di Fisioterapia specifici per la calcificazione tendinea sono:
- Trattamento manuale dei trigger point.
- Tecarterapia, un metodo rigenerante che decontrattura i muscoli riducendo l’infiammazione.
- Laser Yag ad alta potenza, che contrasta dolore e infiammazione favorendo la vasodilatazione ed aumentando il drenaggio linfatico.
- Ultrasuoni, sistema che sfrutta le onde acustiche ad alta frequenza, efficace come antinfiammatorio, contro il gonfiore e le aderenze.
- Magnetoterapia.
- Esercizi specifici, eccentrici e stretching, una volta superata la fase acuta, per contrastare la rigidità articolare ed esercizi motori per il rinforzo muscolare.
Le Onde d’Urto restano il trattamento elettivo più efficace, rapido e all’avanguardia, in grado di intervenire selettivamente sulle strutture tendinee dolenti ed il muscolo infiammato. Associato ai suddetti trattamenti risulterà ancora più rapido ed efficace.
Onde d’Urto nelle calcificazioni tendinee: perché funzionano
La terapia con Onde d’Urto non viene applicata per “rompere o frantumare” le calcificazioni di legamenti, tendini ed articolazioni, bensì per risolvere la degenerazione tissutale e l’infiammazione, di cui la calcificazione può essere la conseguenza.
L’effetto finale, infatti, non deve essere erroneamente inteso come una semplice distruzione meccanica della calcificazione, ma piuttosto come il risultato degli effetti biologici di rigenerazione tissutale a livello della giunzione tendinea.
In taluni casi, dopo il trattamento con Onde d’Urto, le calcificazioni possono “scomparire”: si tratta tuttavia di un fenomeno che può richiedere diversi mesi e soprattutto si verifica non per “frantumazione” ma per azione biochimica di “scioglimento”, che è legata alla riattivazione locale della circolazione, a livello microscopico.
Come si svolge la terapia con Onde d’Urto?
Il Paziente viene posizionato, sdraiato o seduto, sul lettino ambulatoriale e per tutta la durata della terapia rimane sotto costante e diretto controllo del fisioterapista, che può in tempo reale modificare il livello di energia emessa anche in funzione della sensibilità del paziente.
Generalmente, un ciclo di terapia prevede 3 applicazioni con cadenza settimanale. Al termine del ciclo terapeutico è buona norma attendere 30-45 giorni per permettere ai processi biologici innescati di effettuare la loro azione terapeutica e valutare obiettivamente i risultati ottenuti.
Anche nel caso in cui il Paziente riferisca un effetto antidolorifico immediato, è comunque consigliabile un periodo di follow up, poiché, in genere, i benefici si manifestano progressivamente con il passare delle settimane.
Le Onde d’Urto, se eseguite in accordo con i protocolli terapeutici codificati e utilizzando apparecchiature idonee, vengono generalmente ben tollerate dal Paziente nonostante il trattamento possa essere in alcuni casi anche leggermente doloroso, soprattutto se effettuato sui tessuti molli.
Trattandosi di terapia non invasiva, non vi sono effetti collaterali rilevanti. Tuttavia, dopo applicazione di alte energie, potrebbero verificarsi:
Piccoli ematomi, petecchie ed ecchimosi superficiali e di breve durata.
Riacutizzazione temporanea della sintomatologia dolorosa, fenomeno che non deve essere interpretato come un evento avverso o negativo, ma al contrario come un’eventuale risposta positiva alla stimolazione meccanica sui tessuti.
Effetti collaterali
E’ un trattamento indolore, sicuro, non richiede anestesia e causa effetti collaterali davvero minimi, se eseguito da personale qualificato: arrossamenti cutanei, gonfiore, intorpidimento sulla cute dell’area trattata. Consente di evitare l’assunzione di farmaci, di ridurre o sostituire il ricorso ad eventuali trattamenti chirurgici, di velocizzare il processo di guarigione.
Le Onde d’Urto sono controindicate a:
- Donne in gravidanza.
- Portatori di pacemaker o elettrostimolatori.
- Pazienti di età inferiore ai 18 anni (per la presenza di nuclei di ossificazione non ancora saldati).
- Infiltrazioni di cortisone recenti.
- Pazienti affetti da gravi patologie della coagulazione del sangue o che seguono terapie con anticoagulanti orali.
- Soggetti con neoplasie, infezioni (virali e batteriche) dei tessuti molli o dell’osso.
In caso di fallimento del trattamento conservativo, dopo circa 6 mesi, è utile rivolgersi allo specialista per valutare l’approccio chirurgico.
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Per una buona riuscita del percorso fisioterapico è fondamentale rivolgersi sempre a strutture sanitarie professionali come il Centro FisioMedica IGEA, specializzato in Fisioterapia e Riabilitazione che si avvale solo di personale esperto e aggiornato sulle migliori procedure sanitarie.
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